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Marche eccellenti, premiate a Pesaro le imprese che si sono distinte in innovazione tecnlogica e umana

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Attestazioni a 30 aziende della regione su 260 selezionate che si sono distinte in un anno particolarmente difficile. Otto quelle che hanno ricevuto un doppio attestato

PESARO – Trenta aziende premiate. Di queste otto anche con una doppia attestazione. Si tratta delle imprese eccellenti delle Marche, ovvero di quelle attività piccole e medie che si sono particolarmente distinte per innovazione tecnologica, investimenti, ricerca. Imprese artigiane che anche in un anno di crisi profonda come è stato il 2014, non hanno rinunciato a perseguire gli obiettivi di innovazione e competitività per stare sul mercato. Cna Innovazione Marche e la Cna provinciale di Pesaro hanno premiato ieri sera al Cruiser Hotel Congress di Pesaro le imprese più innovative del 2014 scelte tra 260 aziende selezionate dalla Cna Marche e tenute sotto osservazione per tutto l’anno. Le aziende premiate sono state per l’innovazione dalla strategia: Acm, (Autoriparatori Consorziati delle Marche), centri di revisione auto e moto della provincia di Pesaro e Urbino; Adriatica chiusure di Cingoli (produzione chiusure industriali) e Aquamax di Loreto produzione di pompe ed accessori per il trattamento delle acque. Per l’innovazione dalle persone: Calzaturificio GianRos calzature artigianali di Casette d’Ete di Sant’Elpidio a Mare; Corsalini Gomme vendita e assistenza pneumatici di Porto Recanati;. Per l’innovazione dal sistema di relazioni: Carp (Cooperativa autotrasportatori riuniti) della provincia di Pesaro e Urbino; Termoidraulica e sanitari, impiantistica energetica e idraulica di Urbino. La menzione speciale per impresa socialmente responsabile è andato alla Dienpi (produzione di accessori per moda), di San Benedetto del Tronto.

Nel corso dell’iniziativa, che è stata aperta dal presidente regionale della Cna, Gino Sabatini, sono stati illustrati i dati relativi alle piccole e medie imprese delle Marche. Nella sua relazione il direttore del Centro studi Cna Marche, Giovanni Dini, ha parlato delle bassa propensione delle aziende marchigiane ad investire in tecnologia e innovazione. Secondo la Cna, che ha elaborato i dati Istat, le Marche si piazzano all’ultimo posto tra tutte le regioni in Italia per numero di addetti alla ricerca negli enti pubblici. Nella nostra regione sono 171 gli addetti degli enti pubblici dediti alla ricerca e sviluppo, pari al 3,5 per cento dei 4.850 ricercatori attivi nelle Marche, di cui 2.817 nelle imprese, 1.851 nelle università e 10 nelle istituzioni no profit. Non va meglio per quanto riguarda le risorse destinate alla ricerca e sviluppo da parte degli enti pubblici marchigiani: quasi 14 miliardi di euro, pari al 4,3 per cento della spesa totale di 319 milioni di euro di cui 164 investiti dalle imprese, 141 dalle università e e 301 mila euro dalle istituzioni no profit. Peggio fa solo il Piemonte con il 4,1 per cento. Ai dati è seguita la tavola rotonda sul tema “Investimenti per l’innovazione e l’internazionalizzazione” Difficoltà e prospettive per le Pmi. L’esempio delle imprese virtuose delle Marche alla quale sono intervenuti Claudio Giovine, direttore della Divisione economica e sociale della Cna nazionale; il professor Giorgio Calcagnini del Dipartimento Economia, Società e Politica dell’Università di Urbino, Moreno Bordoni, segretario della Cna di Pesaro e Urbino e Mauro Guardati, dello studio Di Loreto Guardati & Mensitieri.

Nel corso dell’iniziativa, aperta dal saluto del sindaco di Pesaro Matteo Ricci che ha auspicato un nuovo rapporto Comuni-Regione “per – ha detto – attrarre investimenti e sostenere così la tendenza all’imprenditorialità”, il primo cittadino ha anche accennato ad una defiscalizzazione locale per sostenere le nuove imprese». E’ stata poi la volta del presidente della Camera di Commercio di Pesaro e Urbino, Alberto Drudi che ha evidenziato come oggi sono le imprese capaci di esportare quelle che non solo resistono meglio alla crisi e che aumentano il loro livello di produttività. Nel corso della tavola rotonda il direttore della Divisione Economica della CNA nazionale, Claudio Giovine ha sottolineato “come sia aumentata negli imprenditori in questi anni la consapevolezza e l’importanza di rinnovarsi e investire in tecnologie. Su questo cammino però gli ostacoli non mancano. Primo fra tutti la crisi e poi la scarsa propensione da parte delle banche a finanziare investimenti in questo ed altri settori; insomma la mancanza di aiutare concretamente chi ha idee e progetti. Ma qualcosa sta cambiando. Anche a livello istituzionale centrale dove finalmente si comincia ad avvertire l’importanza per il sistema economico della piccola e piccolissima impresa italiana”.

Dell’importanza del trasferimento di saperi e conoscenze dalle Università alle imprese ha parlato il professor Calcagnini “che registra un sempre più stretto interfacciamento tra le esigenze del mondo produttivo e progetti messi a punto dalle Università, in particolare quella di Urbino che da tempo sta lavorando con le associazioni di categoria ed il mondo delle Pmi”. Particolare attenzione alle start-up e alle imprese giovani sulle quali l’Università conta di poter dare un aiuto ancora più concreto. Il segretario provinciale della CNA, Moreno Bordoni ha posto l’accento “sulla necessità di incentivare i processi di internazionalizzazione delle piccole e piccolissime imprese”. Come? “Attraverso le reti d’impresa; iniziative aggreganti e vincenti come “Idee in Moda” capaci di esportare il nostro gusto, la qualità dei prodotti, il design e la cultura che li accompagna. Ma per fare tutto questo occorre rinnovarsi, mettersi in discussione, adeguarsi, cercare di fare squadra. Ed è proprio su questo fronte che la CNA si sta fortemente impegnando anche con i prossimi progetti tra i quali quello della Bielorussia”.

Infine l’avvocato Mauro Guardati, esperto di export e diritto internazionale che ha sottolineato “come oggi alle imprese italiane non siano richiesti tanto e solo i prodotti, quanto il know-how, ovvero la capacità di trasferire le conoscenze”. Non solo dunque la qualità, il fatto a mano, il made in Italy, ma anche il nostro saper fare. E che “ci sono paesi come la Cina, parte del nord Africa e di quella sub sahariana, l’India ed altri che guardano alle imprese italiane ed ai loro prodotti con grande attenzione”. Infine per Guardati “occorre cercare di invertire il processo di internazionalizzazione, ovvero portare qui in Italia gli operatori esteri. E l’Expo 2015 sarà un’occasione straordinaria”.

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